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Danimarca, eguaglianza di genere oltre le ‘quote-rosa’

In una conferenza stampa tenuta a Copenaghen lo scorso 3 maggio, il Governo danese ha rivelato un proprio piano per la promozione e la presenza di un maggior numero di donne nei board e nelle gestioni delle aziende.

Come informa la EWL-European Women League, La proposta di un nuovo intervento legislativo prende in considerazione diversi target e si estende sia al settore privato che a quello pubblico. L’idea di base è che un nuovo modello danese deve essere messo in condizioni di funzionare: dunque deve essere pronto a rappresentare una autentica opportunità di progresso nella eguaglianza di genere in relazione. La legge sarà estesa a 1.100 grandi Compagnie che saranno obbligate a stabilire dei target al fine di incrementare il numero delle donne nei loro CdA.

Manu Sareen, ministro per l’Eguaglianza di genere e per gli Affari religiosi ha parlato di “modello danese ambizioso”: “Noi traiamo sì ispirazione da tutta Europa ma il nostro modello in particolare diventerà un punto di riferimento negli altri Paesi della Ue… Siamo convinti che è molto meglio per le aziende decidere da se stesse i target vincolanti, piuttosto che farsele stabilire dall’Esecutivo”. Inoltre, “Ogni target varierà da Società a Società, in conformità con le reali condizioni del comparto industriale di riferimento”, ha dichiarato il ministro degli Affari e della Crescta Ole Sohn.

Il modello - spiega la Lega Europea delle Donne - avrà a riferimento un piano di recruitment che sarà implementato a ogni livello gestionale; nel suo report annuale, l’azienda dovrà spiegare le ragioni a causa delle quali l’obiettivo non sarà stato raggiunto e, se il motivo addotto non apparirà nel rapporto, la Compagnia sarà multata. Infine, ogni azienda statale, a prescindere della differenza di dimensioni e di unità di personale, dovrà porre a regime un piano di sviluppo delle donne nelle posizioni di vertice.

La norma sarà oggetto di verifica nelle prossime sessioni autunnali del Parlamento danese. Tale proposta non rappresenta un passaggio a quello che è da tutti considerata la politica delle ‘quote’. La questione non è, secondo la EWL, sul “se” bensì sul “come”. L’efficienza della legge dipenderà infatti dagli strumenti e anche dalla intensità delle sanzioni, anche se di esse ancora non è stata offerto alcun specifico dettaglio.

Nel nostro Paese, “L’approvazione della Legge sulle quote-rosa negli organi elettivi di Comuni, Province e Regioni è una grande opportunità per quante vogliono intraprendere un percorso politico. Il tema della rappresentanza è oramai all’ordine del giorno e questo è un primo passo per rompere quegli schemi che limitano la nostra presenza”.

Lo ha affermato Chiara Moroni, coordinatrice donne di Futuro e Libertà, durante la discussione del testo per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte di enti locali e nei consigli regionali. “Iniziamo a farlo attraverso questo strumento che deve essere soltanto un mezzo per fare in modo che all’interno dei partiti e della società, si radichi la consapevolezza della necessità della partecipazione attiva delle donne alla vita pubblica”.

Infine, notevole il riscontro ottenuto dal ‘Progetto women@bosch’ che in marzo è stato ospitato presso la Facoltà di Ingegneria dell’università RomaTre. Il progetto, da ormai un triennio, si rivolge alle studentesse e verte su temi quali il lavoro; le aspettative circa la carriera al femminile; le opportunità/contributi che le donne possono dare al sistema produttivo nazionale in una logica di leadership femminile.

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